domenica 20 novembre 2016

ALESSIA GUCCIONE, Attualità di “Critica a Rights of Man”di Vincenzo Fontana

Figura di prima grandezza della rivoluzione americana, Thomas Paine è oggi più che mai attuale nell’era “dello sconfinato villaggio globale”, con le sue riflessioni sulle libertà, l’indipendenza e i diritti naturali dell’uomo.
Pensatore, politico e autore di veri e propri trionfi editoriali che conobbero una diffusione enorme, fu “la penna più amata e odiata” del suo tempo. 
E se Bob Dylan gli ha dedicato un suo testo e Harvey Keitel gli  ha dato il volto in  “Mondo Nuovo” di Scola, si capisce come ancora oggi colpisca la modernità del suo pensiero: “dall’abolizione della schiavitù e della pena di morte, all’invocazione alla pace universale e alla proposta di una associazione internazionale per i diritti e il commercio delle nazioni”.
Nato in Inghilterra, si oppose fin da subito ai privilegi della monarchia aristocratica, tanto da emigrare in America, dopo aver perso il suo modesto impiego in un ministero, in seguito ad una divergenza con i suoi superiori. Vi era sbarcato alla fine dell’autunno del 1774, pochi mesi prima che le vertenze fra le colonie e la metropoli si trasformasse in guerra. Ricettivo e aperto ai cambiamenti aveva grandi capacità nel creare formule efficaci ed espressioni chiare a sostegno delle idee che voleva difendere.
Ai fini della divulgazione era un ottimo stilista e comunque un giornalista noto, che ai nostri giorni sarebbe stato un ragguardevole editorialista e soprattutto conosciuto per il notevole contributo che diede alla causa dell’indipendenza Americana, riuscendo con il suo Pamphlet “Common Sense” del 1776, che apparve inizialmente anonimo, a incanalare le energie dei coloni verso un obiettivo comune: il distacco dall’Inghilterra. Egli lanciava a tutti gli Americani un vibrante appello redatto in termini accessibili a chiunque e con argomenti che chiunque poteva convalidare con la proprio esperienza personale. 
Paine in modo eloquente e diretto in sostanza affermava questo: l’’America non avrebbe potuto espandersi se non quando fosse stato reso impossibile a qualsiasi potenza europea d’interferire nelle sue faccende. L’intromissione straniera era economicamente rovinosa e per di più avvilente per il popolo americano. “Non è più il tempo delle parole; la parola alle armi” sosteneva Paine, contribuendo alla diffusione dell’idea di uno Stato Indipendente. 
Non essendo un politico, ma un uomo d’azione, si trovò spesso in situazioni scomode generate dalla sua incapacità di scendere a compromessi con i suoi ideali, situazione che non gli permise di sfruttare la sua popolarità all’indomani della vittoria contro gli inglesi.
Complessivamente sono tre i grandi temi, trattati nelle tre opere scritte tra il 1776 e il 1795.
 Dalla lotta alla tirannide nel Common Sense, al tema dell’uguaglianza in The Rights of Man (1791 prima parte e 1792 seconda parte), alla libertà di culto, toccato con The Age of Reason, pubblicato nel 1793.
In breve tempo tutti i suoi scritti riscossero enorme successo di pubblico, suggestionando fortemente la realtà politica di quei tempi.
L’opera oggetto della nostra attenzione è però “I diritti dell’uomo”, la cui prima parte fu pubblicata nel 1791, in risposta polemica alla pubblicazione di Burke delle “Reflections on the Revolution in France” del 1790, nelle quali il pensatore britannico, respingeva gli ideali e i valori che la Rivoluzione francese promuoveva e biasimava quanti simpatizzavano con gli stessi.
Il saggio ebbe immediatamente in entrambe le sue parti un grandissimo successo di pubblico e per evidenti motivi: il violento attacco alla monarchia, al sistema aristocratico e ai principi ereditari ad esso connesso, le proposte di riorganizzazione sociale, come ad esempio le tasse sul reddito, gli interventi sociali a favore di giovani ed anziani, la redistribuzione della terra coltivabile, furono accolti come temi innovativi e moderni un po’ in tutto il mondo.
L’aver riportato all’attenzione dei lettori e pensatori dei nostri giorni l’opera di questo personaggio cardine della rivoluzione americana e della istituzione degli stessi Stati Uniti d’America è merito dell’intuizione di un giovane laureando, che negli anni ’70 concentrò i sui sforzi di studente universitario verso questo pensatore e fece di “Rights of Man” l’oggetto della sua tesi di laurea pubblicandone una “Critica
L’autore in questione è Vincenzo Fontana, oggi apprezzatissimo Dirigente scolastico, a guida di una delle istituzioni scolastiche più prestigiose della provincia di Agrigento e della Sicilia tutta, l’II.SS. Galileo Galilei di Canicattì.
L’allora ventenne Fontana si cimentò nell’approfondimento del pensiero di quest’autore, affascinato da questo “pensatore globale”, capace di fondere le idee di matrice repubblicana e  rivoluzionaria inglese, con il pensiero illuministico imprimendogli una forza inedita, ma come racconta spesso l’autore oggi, mai avrebbe immaginato che “la fatica di quegli anni”, considerata fin da subito un’analisi puntuale del Classico di Thomas Paine, potesse diventare “Critica a Rigths of Man”, edita da Bonfirraro in occasione del 240 esimo anniversario della Dichiarazione d’Indipendenza americana ed in vendita in tutte le libreria d’Italia e nel web.
Di strada ne ha fatta quella tesi e se gli incontri sono spesso fortuiti, come quello tra il Dirigente e l’illustre storico Salvatore Vaiana, docente dello stesso Galilei, che con il suo saggio introduttivo alla “Critica” ha trasmesso in Vincenzo Fontana il desiderio di far conoscere il proprio lavoro universitario, il successo notevole di cui sta godendo “Critica a Rights of man” in questi mesi successivi alla pubblicazione , non è certo casuale.
Presentata in giro per la Sicilia, in vivacissimi salotti culturali, l’opera gode di continui apprezzamenti, confortando l’idea di Vincenzo Fontana di non lasciare indimenticato il suo lavoro di un tempo.
Dalla “prima” a Naro città d’origine di Fontana nel palcoscenico del Castello Chiaramontano, allo storico Teatro Sociale di Canicattì con la presenza di una rappresentanza di tutte le scuole del Comune, al palazzo Stella sede della biblioteca comunale, invitato dall’Unitre di Canicattì, fino a oltrepassare i confini dell’Italia e giungere a Enò Atelier di Rue De Dublin di Bruxelles; e poi a Catania, alle Ciminiere per una conferenza-stampa organizzata dal segretario dell’Assostampa - Catania Daniele Lo Porto e infine a Racalmuto, nella prestigiosa cornice della Fondazione Sciascia, per una indimenticabile giornata di studi in onore dei diritti universali dell’uomo e delle libertà costituzionali, organizzata dall’infaticabile Enzo Sardo e ispirata al saggio in questione, dove il Preside Fontana è stato onorato dalla presenza del Presidente della Regione Rosario Crocetta, che è intervenuto in chiusura  dei lavori a riprova che la classe dirigente-politica, abbia la volontà e la serietà di scommettersi su questo percorso che è nuovo e antico al tempo stesso.
Fontana, nel presentare l’opera di Paine, ha rilevato «due filoni principali di analisi e di interpretazione» di Rights of Man: il primo, «liberale e radicale», considera l’autore «un precursore della democrazia moderna» e un teorico del «giusnaturalismo moderno», secondo cui «i diritti della Dichiarazione [del 1789] (libertà, proprietà, uguaglianza) spettano all’individuo indipendentemente da qualsiasi rapporto sociale»; il secondo, ritenuto «più completo», analizza l’opera alla luce del pensiero di Marx e ha, come scrive Magri, «di mira il giusnaturalismo (e il liberalismo)», ma «solo in quanto si configura come particolare sistema storico di potere». 
Temi e diritti, alla libertà, alla proprietà e all’uguaglianza (“Dichiarazione” del 1789) quelli risvegliati da Fontana e trattati da Paine, che non possono lasciare indifferenti, in tempi di crisi e difficoltà come quelli attuali e che, sostiene sempre l’autore, spetterebbero all’individuo indipendentemente da qualsiasi rapporto sociale. 
Durante le presentazioni itineranti del saggio, tanti sono stati gli stimoli culturali a cui il dirigente scolastico ha dovuto rispondere, provenienti  da un pubblico di volta in volta eterogeneo, ma sempre attento e interessato; uno tra più sentiti, anche perché proposto da un anziano membro dell’Unitre di Canicattì, ha messo in evidenza ad esempio le difficoltà,  nella società odierna caratterizzata dalla prepotenza e dalla sopraffazione del potere finanziario, che i valori genuini e i diritti “che dovrebbero essere naturali”, hanno nell’imporsi. 
Molto significativo e sentito, fra i tantissimi raccolti durante la presentazione del libro, è stato l’intervento di una donna, che partendo dal racconto della propria vita, caratterizzata dalle difficoltà legate all’emigrazione inarrestabile nel dopoguerra italiano, ha raccontato della scarsa integrazione che un tempo caratterizzava gli italiani all’estero, che lavoravano dignitosamente, ma che inevitabilmente venivano ghettizzati, al pari di quanto sta accadendo oggi nella nostra Canicattì con le comunità etniche minori e un po’ dovunque in Italia.
 Il clima che ha nutrito le presentazioni della “Critica” è stato sempre entusiasmante; molti gli animi dei presenti alle varie manifestazioni che si sono infiammati nel sostenere che proprio alcune politiche sociali pro-emigrazione hanno accentuato il divario tra i “nostri italiani” oggi più che mai “disoccupati” e i “nuovi arrivati” in cerca di quello che i nostri stessi figli sono costretti a realizzare altrove.
L’autore Fontana ha sempre saputo accogliere gli stimoli provenienti dai dibattiti, sia che fossero le “sagge provocazioni” degli studenti dell’UniTre, sia che provenissero dal pubblico decisamente più giovane degli studenti presenti al Teatro Sociale, sia che si trattasse di interlocutori navigati come sindaci, commissari o politici
Sempre con schiettezza, lucidità e onestà intellettuale ha interloquito coi presenti alle varie manifestazioni affrontando la complessa questione dei diritti umani, con le sue riflessioni sul ritorno al soggetto – uomo, in una società caratterizzata sempre più dalla prepotenza di pochissime multinazionali con il monopolio assoluto sui mercati, e dalla finanza, smodata e incontrollata, che contiene al suo interno tantissime sofferenze, ma anche aggiungendo talora delle note positive e invitando tutti i presenti a riflettere sulla necessita di pensare “in grande”, non limitandosi a ragionar in termini di singoli paesi o guardando solo all’Italia, ma a una grande Europa che accetti i flussi migratori come il risultato di un inarrestabile processo di globalizzazione. 
Partendo dalla propria esperienza professionale e civile, che si è esplicata nelle attività di professore prima, di Sindaco in seguito, e di Dirigente scolastico oggi, Vincenzo Fontana ha sempre cercato di fornire un modello positivo e di conseguenza ottimistico di società, attraverso l’impegno che lo ha contraddistinto nelle varie attività che ha svolto nella sua esistenza e la passione con la quale ha difeso le sue idee
Fontana sostiene di avere da sempre considerato Thomas Paine nella sua più urgente attualità, come costruttore di ponti per la rivoluzione mondiale, sottolineandone la sua sorprendente modernità in tempi in cui gli stimoli e le istanze di rinnovamento contribuiscono più che mai a formare le basi per una nuova società.
E a riprova di quanto dice Fontana, anche Thomas Casadei, docente di Teoria e prassi dei diritti umani all’università di Modena, sostiene che quella di Paine: “è la riflessione di un intellettuale atipico e dalle molteplici sfaccettature”. 
Un attivista Paine, impegnato in prima persona sul fronte delle rivoluzioni e di una lotta radicale in nome dei diritti e a sostegno dell’uguaglianza. 
Tra l’altro, fra le passioni di Paine vi era realmente quella di progettare ponti.
 Proprio questa attività pratica può tradursi con un concetto che Fontana fa suo e che vede proprio i ponti come forme di collegamento tra le diverse parti del mondo, il ponte come “mezzo che unisce e segno di uguaglianza” (Casadei); un’omogeneità che sia motivo di aggregazione fra i cittadini di una comunità e vincolo indissolubile per la nascita dei diritti umani e civili. 
Questo è il  nucleo fondamentale del pensiero di Fontana intimamente legato a quello di Paine, secondo cui: “gli uomini sono uguali nei diritti naturali (natural rights) ma non in quelli civili (civil rights); o meglio, precisa l’autore: “sono uguali nel momento della loro nascita, ma le susseguenti differenze basate sulla capacità costituiscono l’essenza dei diritti civili, i quali, seppur diversi, non devono inficiare i diritti naturali”, ma aggiunge: “i diritti dell’uomo non sono né il solo diritto ad avere libertà di parola, né il solo diritto di libertà economica, nel senso di libertà dal bisogno: l’una senza l’altra non esistono, motivo per cui si ritiene che la questione dei diritti dell’uomo in generale sia ancora oggi il più grande problema del nostro tempo”.
Mettere ordine nella vita dei singoli, delle famiglie, delle istituzioni, della società è un’impresa oggi più che mai non facile. Sicuramente partire dalla diffusione dei temi trattati negli incontri-dibattito intorno alla “Critica” è un primo passo. Innescare processi positivi, per l’affermazione di un pensiero che trovi la sua sostanza nei valori perenni della vita, della dignità inalienabile della persona umana, del bene comune, del compimento del proprio dovere è un tassello significativo verso la strada per il trionfo dei diritti umani e della cultura della giustizia e della legalità, purtroppo ancora lunga.
Punto di partenza e riflessione dovrebbero essere la Costituzione e il Vangelo al fine di realizzare nella nostra quotidianità uno stile di vita nuovo.
Il ruolo delle Istituzioni, in primis quelle scolastiche, della politica, degli amministratori, dovrebbe essere quello di creare nuovi metodi e nuovi modi di governare, per creare una nuova mentalità, un nuovo percorso che alimenti, attraverso la trasparenza e il senso di responsabilità, una nuova fiducia nell’uomo.
Iniziative come quelle proposteci da Vincenzo Fontana, attraverso il recupero di un pensatore come Paine sono sempre più necessarie in una società come quella odierna che, seppur considerata come la più sicura di tutti i tempi, è quella caratterizzata dal più alto tasso di paura mai registrato. Paura che condiziona l’agire quotidiano e ci pone in atteggiamento difensivo verso le istituzioni.
 E se tra i “diritti” tanto conclamati da Paine ci sono quelli “civili" che appartengono all'uomo in quanto membro della società e si risolvono nella "sicurezza" e nella "protezione” che lo stato dovrebbe assicurare al cittadino, si capisce quanto nel nostro Paese  “democratico” la risposta più immediata al cittadino dovrebbe passare proprio attraverso l’esercizio delle garanzie difensive e della tutela della propria incolumità.
Oggi dopo più di 200 anni il tema riproposto dal nostro autore è ancora fresco e spendersi ancora, come sta facendo Vincenzo Fontana con forza e coraggio, puntando sulla formazione e diffusione della cultura della legalità fra giovani, sostenendo che la prosperità di un Paese passi soprattutto attraverso l’incorruttibilità e il coraggio del proprio esempio è quanto mai attuale e vincente.
Del resto come sostiene Thomas Paine: “Noi abbiamo in nostro potere il poter ricominciare il mondo da capo.”

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